Backup, siamo proprio sicuri di sapere come si fa?

Sull’importanza che riveste il backup dei propri dati, credo che non ci sia molto da aggiungere. Probabilmente ognuno di noi, presto o tardi nel corso della sua vita informatica, ha scoperto a proprie spese quanto sia importante avere una copia di sicurezza dei propri dati. È stata una delle primissime cose che ho imparato in informatica: era il 1991 e trascorrevo interi pomeriggi a smanettare sul config.sys e sull’autoexec.bat del mio Ms-Dos 3.31.

Era il primo PC che avevamo in casa, un 8088 a schermo monocromatico con doppio drive da 3.5″ che sostituiva un Commodore 64 guastatosi anni prima. Mio padre mi aveva avvisato sull’importanza di fare una copia di quel dischetto, ma ero troppo sicuro di me per dargli ascolto. Puntualmente il sistema non si avviò più e alla punizione del restare senza computer, dovetti subire lo smacco del sorriso compiaciuto da “te l’avevo detto” di mio padre. Non fu nulla di grave, ovviamente, nessun dato importante perso, e giusto il tempo di trovare un amico con la stessa versione del sistema operativo e nel giro di una settimana ero nuovamente all’opera. Da un certo punto di vista, quindi, sono stato fortunato: già a 11 anni avevo scoperto quanto fosse incerta la vita su un supporto magnetico senza però subire un danno irreparabile.

Purtroppo però non tutti gli utenti hanno sviluppato la giusta sensibilità nei confronti del backup. Negli anni mi sono imbattuto in centinaia di scenari differenti: lo studente che ha la propria tesi sulla quale sta lavorando esclusivamente sul proprio computer (non aveva nemmeno mai mandato una bozza via email al professore), o chi per alleggerire il computer sposta centinaia di giga di fotografie su un disco esterno che inevitabilmente cadrà a terra, oppure chi ha la propria vita su un qualsiasi dispositivo elettronico e ora che non si accende si aspetta che tu compia il miracolo.

Ma se questi utenti sono per certi versi colpevoli di non aver mai pensato di fare una copia di sicurezza dei propri dati, ne esistono molti altri che invece, sulla carta, seguono correttamente le indicazioni per un backup: disco esterno, software che copia i file in maniera automatica e fine dei problemi. Una copia sul computer, un’altra su un disco esterno e i dati sono al sicuro. Purtroppo però per quanto possa sembrare corretta questa strategia non è realmente priva di rischi: ricordo un cliente con laptop e disco esterno di backup, vacanza in barca e borsa che finisce in mare. In questo caso, tenere insieme il computer e il disco di backup è stato un errore a cui è stato possibile rimediare solo affidandosi a un centro recupero dati che è riuscito a ripristinare i file dal disco esterno. Soluzione che si è rilevata estremamente costosa, ma che ha comunque permesso all’utente di non perdere alcun dato.

Ma se la borsa invece di finire in mare fosse stata smarrita o non fosse stata recuperabile?

Altri utenti, con postazioni fisse, si sentono più sicuri: backup su disco di rete, all’interno dello studio, magari adottando una soluzione RAID e avere il tutto fisso li fa sentire più sicuri contro smarrimenti o furti. Purtroppo anche questa soluzione ha dei limiti: ho letto di recente la notizia di uno studio legale devastato dalle fiamme. In quel caso, i dati, dove erano stati salvati?

A questo punto le soluzioni possibili non sono molte: affidarsi a soluzioni cloud, con i problemi in termini di velocità di accesso alla Rete che ben conosciamo, visto che il digital divide è ancora un problema molto diffuso in Italia, oppure studiare una soluzione di backup su più dischi da effettuare periodicamente e tenere in luoghi diversi. Soluzione che adotta un mio caro amico fotografo: non potendo tenere tutte le foto sul computer, ha creato due copie di archivi delle immagini; una copia è nello studio, l’altra nell’abitazione. In questo caso ha la certezza che in caso di guasto, danneggiamento, furto di un supporto, ne ha sempre un altro a disposizione.

Non entro nel merito delle soluzioni di backup a livello Enterprise, dove c’è gente preparata per affrontare il problema in maniera specifica e con un budget dedicato. Quest’articolo è più rivolto a un target consumer/prosumer che deve pensare in proprio alle soluzioni da adottare per la salvaguardia dei file. Senza grandi budget a disposizione ma con la necessità di fare quanto necessario per ridurre al minimo il rischio della perdita dei dati evitando di adottare soluzioni poco sicure o, peggio, non adottarne affatto.

Pubblicato originariamente su LinkedIn Pulse

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